Intervista con Arachel Dolphie: L'anima di Cuba a Firenze

Arachel Dolphie è nata a L'Avana nel 1990, ha studiato al Conservatorio e nel 2012 si è trasferita a Firenze. Dopo un corso di perfezionamento al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, nel 2014 si è specializzata in pianoforte jazz presso la Scuola di Musica di Fiesole. Arachel è stata la protagonista del progetto Daisy's.
creando e facendo debuttare vari spettacoli dal cubano al francese.

Trii lirici che esplorano il repertorio del periodo coloniale del 19° secolo, spettacoli per la sua band completa dell'epoca d'oro dell'Avana degli anni '20, repertori del Buena Vista Social Club, della danza cubana, afro-spirituale e yoruba.

 
 

1 – Appena sei arrivata a Firenze hai conquistato tutti. Cosa è piaciuto secondo te?

Il pianoforte. Lui ha sempre parlato per me.

E poi credo sia stata la mia allegria, la musica, i colori… quello stile old Cuba che faceva ai fiorentini ricordare i racconti dei loro nonni, un documentario o un film storico sulla Cuba di quell’epoca.

Una volta, dal macellaio, un nonnino mi disse: “Ma guardi lei… sembra una bambolina di quelle che portano dai Caraibi…”

2 – Quando hai capito che la musica sarebbe stata la tua strada?

La musica ha sempre vissuto in me!!!

Sono nata all’Avana Vecchia, che negli anni ’50 era la città con più teatri, cinema e cabaret al mondo. Siamo un popolo molto culturale. Io mi svegliavo con i suoni dei tamburi, con la vicina cantante lirica che mi faceva ascoltare musica classica, con i pregones, cioè i canti dei venditori ambulanti. Questa ricchezza culturale mi circondava già dalla pancia della mia mamma.

Ricordo che da bambina, quasi ogni pomeriggio, preparavo il salotto di casa e invitavo i vicini del solar. Io scendevo dal soppalco – che a Cuba chiamiamo barbacoa – con turbanti in testa, gonne colorate della nonna, truccata, piena di colori.

Però come ogni bambino cubano, se avevi il sogno di uscire dall’isola, dovevi diventare o musicista, o sportivo, o medico. Mi è andata bene! Perché sportiva non lo sono mai stata… e tu ti immagini me come medico? Ahahahah!

 
 

3 – La tua energia sul palco è quasi magnetica. Cosa rappresenta per te l’energia, come artista e come donna?

L’arte è una connessione diretta con il mondo spirituale, un modo di espressione attraverso cui Dio mostra la sua bellezza.

La donna è un canale attraverso il quale Dio porta le anime nel mondo a vedere la sua bellezza. Io mi sento molto connessa, come mamma e come artista, con l’universo.

Nell’antichità si ringraziava Dio con festeggiamenti, musica, canti, balli… Ed è quello che sento io quando sono sul palco!

Prima di ogni spettacolo faccio un canto spirituale di ringraziamento e benedizione, chiedendo forza, protezione, connessione e buona energia. È la mia preghiera per entrare nel canale per cui sono stata creata.

E questo è anche un rito di connessione spirituale che condivido con i musicisti con cui lavoro: lo facciamo sempre prima di salire sul palco. Dopo il rituale ci salutiamo dicendo: “Ci vediamo al di là”. Non significa sul palco, ma in quell’altra dimensione spirituale che viviamo dall’inizio alla fine del concerto.

4 – Se non fossi diventata pianista, cosa ti sarebbe piaciuto fare?

Stilista.

Amo la moda vintage. Da bambina disegnavo sempre bambole con abiti d’epoca, cappelli, piume, ventagli. Ancora oggi mi vesto e creo i miei costumi ispirandomi alle storie che voglio raccontare. Questo è un sogno che voglio realizzare:

Collezione “Avana ’50” by Arachel Dolphie

 

5 – Descrivici il tuo spettacolo dei sogni. Cosa vorresti mettere in scena, se potessi immaginare senza limiti?

Lo spettacolo dei miei sogni lo sto già realizzando al Daisy’s – e ringrazio tantissimo per questa possibilità di creare insieme a persone meravigliose e musicisti talentuosissimi. Certo, c’è sempre da migliorare, crescere, pulire… ci sono sempre nuove idee. Io mi sento in viaggio, con la mia missione in mano. Sono un’artista in trasformazione, come la vita stessa, ma molto grata e sicura di quello che devo fare: portare la mia cultura cubana nel mondo con una prospettiva più ampia.

Ho un modo particolare di creare i miei spettacoli: parto sempre da un punto di vista socio-storico e culturale. Venendo da un’isola contaminata da tante culture, non c’è modo migliore di raccontare la mia storia che attraverso la musica (fusion tra classica e afro-cubana), la danza (dalla folklorica ai balli caraibici), il canto (dalla zarzuela ai canti afro), il teatro (per raccontare la società creola e autentica della mia isola).

Per strutturare i miei spettacoli mescolo tutte le mie esperienze: dal Conservatorio classico de L’Avana al Teatro Lirico Nazionale di Cuba, alla formazione in jazz a Fiesole, fino all’ambiente in cui sono cresciuta.

Di solito comincio con un’introduzione spirituale: dopo la connessione che abbiamo avuto dietro le quinte, riusciamo a portare il pubblico nella stessa energia. Poi c’è il virtuosismo degli studi classici, i generi ballabili cubani tradizionali, il teatro vernacolo dentro i ritmi afro come la rumba e il guaguancó, il jazz afro-cubano… e si finisce in una grande festa di carnevale, come quelle sul lungomare dell’Avana.

La soddisfazione più grande è vedere le anime del pubblico che, dopo questo viaggio culturale, si sentono elevate e capiscono la mia missione.

Io credo che una vita dedicata all’arte, alle radici e alla cultura sia una vita ben spesa. Ed è quello che sto facendo con la mia.


Consultate il calendario del Daisy's Restaurant per godervi lo spettacolo e incontrare Arachel alla House Of Nine!
Il Daisy's Restaurant è di nuovo in piena attività: notti vibranti, musica soul ed esperienze indimenticabili vi aspettano.

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